Il carnevale in Sardegna ha mille volti affascinanti: gli ancestrali e suggestivi riti barbaricini; gli appassionanti e vibranti carnevali a cavallo di Santu Lussurgiu e Oristano; i festeggiamenti irriverenti di Tempio Pausania e Bosa. In base alla liturgia cristiana, il carnevale si svolge nel periodo che precede la Quaresima. In Sardegna mantiene elementi conservativi di origine arcaica che rievocano riti e credenze precristiani. Anticamente, nell’ambito della società agro-pastorale si svolgevano le feste di fine inverno con l’accensione di grandi fuochi, riti cruenti che rievocavano i riti dionisiaci pagani caratterizzati dall’uso di maschere animalesche con fattezze demoniache. Col tempo le celebrazioni pagane propiziatorie della fertilità vennero riconvertite in feste cristiane. Dell’antico significato pagano rimane oggi l’atmosfera, specialmente nei travestimenti e nei rituali scenografici ricchi di simbologia.
Per approfondire:
S. Ruiu – G. Concu. Maschere e carnevale in Sardegna. Nuoro, Imago, 2008
La notte fra il 16 e il 17 gennaio, in numerosi paesi della Sardegna, si commemora sant'Antonio Abate. Il simbolo della celebrazione è il fuoco che brucia cataste di legna, intorno alle quali la comunità si riunisce per chiedere al santo grazia e miracoli, scambiandosi cibo e vino preparati per l'occasione. Il fuoco con le sue proprietà benefiche: contro le malattie degli uomini e del bestiame o per l’auspicio di un buon raccolto.Il rito del fuoco di sant’Antonio, fra devozione cristiana e antiche tradizioni pagane, è documentato dalla metà del XIX secolo anche se le sue origini affondano in epoche più remote. Sant’Antonio, esponente dell'ascetismo egiziano del III secolo dopo Cristo, strenuo difensore dell’umanità contro i diavoli e l'inferno. Secondo la leggenda si recò negli inferi con il suo bastone di ferula e il suo maialino, riuscendo a sottrarre una scintilla di fuoco da portare in dono all’umanità, che fino ad allora era costretta a sopravvivere al freddo.Sono un centinaio le località in cui si allestiscono falò, in onore del santo. Il rito inizia i giorni precedenti con la scelta, la raccolta e il trasporto degli arbusti da bruciare, in genere fascine o piante cave all’interno. Alla raccolta e al trasporto della legna partecipa l’intera comunità. I falò, nei vari paesi della Sardegna, assumono diversi nomi, a volte derivanti dal tipo di legno utilizzato. Il termine più generico e comune è fogadoni o fogadone. Altre denominazioni derivano dal tipo di legname utilizzati: sa tuva (che indica il legno di quercia cavo all’interno, privato di rami e radici), sas frascas (arbusti della macchia mediterranea, come corbezzolo, lentischio, cisto) e su romasinu (frasche del rosmarino). I tronchi vengono sistemati in posizione verticale al centro della piazza, spesso antistante la chiesa dedicata al santo, come per ricordare la struttura della ferula del santo. Nei fori dei rami tagliati si inseriscono delle frasche di alloro che serviranno per accendere il fuoco. Una volta terminata la preparazione del falò, il sacerdote benedice i tronchi e il fuoco. Da quel momento può avere inizio la festa, che prosegue tutta la notte fino allo spegnimento spontaneo del fuoco. I disegni creati dal fumo forniscono auspici e profezie per l'annata agraria. I festeggiamenti sono accompagnati da balli e canti tradizionali, dalla distribuzione e condivisione di vino, dolci e pani preparati per l’occasione.In numerosi paesi la festa di sant'Antonio segna l'inizio del Carnevale. A Mamoiada si assiste alla vestizione e alla prima uscita in pubblico delle maschere tradizionali dei Mamuthones e degli Issohadores (sa prima essia). A Ottana si festeggia s’Ogulone de sant’Antoni e sa prima essia (uscita) di Boes e Merdules. A Orotelli i Thurpos inscenano i riti propiziatori. Anche in altre località come Bosa, Neoneli, Oniferi e Orani l’accensione dei fuochi rappresenta l’inizio del carnevale.
Leggi tutto La notte fra il 16 e il 17 gennaio, in numerosi paesi della Sardegna, si commemora sant'Antonio Abate. Il simbolo della celebrazione è il fuoco che brucia cataste di legna, intorno alle quali la comunità si riunisce per chiedere al santo grazia e miracoli, scambiandosi cibo e vino preparati per l'occasione. Il fuoco con le sue proprietà benefiche: contro le malattie degli uomini e del bestiame o per l’auspicio di un buon raccolto.Il rito del fuoco di sant’Antonio, fra devozione cristiana e antiche tradizioni pagane, è documentato dalla metà del XIX secolo anche se le sue origini affondano in epoche più remote. Sant’Antonio, esponente dell'ascetismo egiziano del III secolo dopo Cristo, strenuo difensore dell’umanità contro i diavoli e l'inferno. Secondo la leggenda si recò negli inferi con il suo bastone di ferula e il suo maialino, riuscendo a sottrarre una scintilla di fuoco da portare in dono all’umanità, che fino ad allora era costretta a sopravvivere al freddo.Sono un centinaio le località in cui si allestiscono falò, in onore del santo. Il rito inizia i giorni precedenti con la scelta, la raccolta e il trasporto degli arbusti da bruciare, in genere fascine o piante cave all’interno. Alla raccolta e al trasporto della legna partecipa l’intera comunità. I falò, nei vari paesi della Sardegna, assumono diversi nomi, a volte derivanti dal tipo di legno utilizzato. Il termine più generico e comune è fogadoni o fogadone. Altre denominazioni derivano dal tipo di legname utilizzati: sa tuva (che indica il legno di quercia cavo all’interno, privato di rami e radici), sas frascas (arbusti della macchia mediterranea, come corbezzolo, lentischio, cisto) e su romasinu (frasche del rosmarino). I tronchi vengono sistemati in posizione verticale al centro della piazza, spesso antistante la chiesa dedicata al santo, come per ricordare la struttura della ferula del santo. Nei fori dei rami tagliati si inseriscono delle frasche di alloro che serviranno per accendere il fuoco. Una volta terminata la preparazione del falò, il sacerdote benedice i tronchi e il fuoco. Da quel momento può avere inizio la festa, che prosegue tutta la notte fino allo spegnimento spontaneo del fuoco. I disegni creati dal fumo forniscono auspici e profezie per l'annata agraria. I festeggiamenti sono accompagnati da balli e canti tradizionali, dalla distribuzione e condivisione di vino, dolci e pani preparati per l’occasione.In numerosi paesi la festa di sant'Antonio segna l'inizio del Carnevale. A Mamoiada si assiste alla vestizione e alla prima uscita in pubblico delle maschere tradizionali dei Mamuthones e degli Issohadores (sa prima essia). A Ottana si festeggia s’Ogulone de sant’Antoni e sa prima essia (uscita) di Boes e Merdules. A Orotelli i Thurpos inscenano i riti propiziatori. Anche in altre località come Bosa, Neoneli, Oniferi e Orani l’accensione dei fuochi rappresenta l’inizio del carnevale.
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