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Pietro Pisurzi

Pietro Pisurzi


Nel Settecento ebbe una notevole diffusione la poesia in sardo, soprattutto legata al mondo tradizionale della poesia orale che veniva affidata alla memoria degli ascoltatori. Tra i nomi emerge quello di Pietro Pisurzi (1724-1799).
Di umili origini, con studi compiuti tra notevoli difficoltà economiche, Pisurzi fu un sacerdote che, grazie ai privilegi che gli venivano dal suo status (nato a Bantine era parroco di Tissi), poté dedicarsi ad elaborare un'ampia produzione poetica che però è andata perlopiù perduta. Ciò che si è salvato è sufficiente a farci capire quanto fosse di alto livello la sua produzione. Pisurzi riusciva a coniugare una vasta conoscenza della tradizione letteraria con elementi freschi e vivaci della realtà popolaresca creando una mescolanza felice che trovava risonanza in versi di una mirabile perfezione stilistica. In particolare, il religioso logudorese, privilegiava l'adattamento in versi della favola morale, la quale poteva giungere anche alle orecchie del popolo con insegnamenti etici che tendevano ad elevare lo spirito e i costumi. Sono particolarmente conosciute in Sardegna le canzoni de "S'abe" e "S'anzone", favole nelle quali le massime morali e i contenuti allegorici sono espressi con levità poetica. Nella prima si parla di un'ape incauta che cade dentro un paiolo di sapa, nella seconda di una pecorella che si smarrisce. La morale del sacerdote è chiara: attenti alle tentazioni del mondo.

Aggiornamento

11/5/2023 - 16:44

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