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Il greco-bizantino

Il greco-bizantino

Il greco-bizantino

Al contrario del germanico, il superstrato greco-bizantino ha lasciato tracce consistenti nella lingua dell'isola, relative alla lunga età bizantina, dal VI al X secolo. L'imperatore Giustiniano, forse chiamato da Goda, autoproclamatosi re di Sardegna, decise di intervenire ed inviò nell'isola un esercito comandato dal generale Belisario coadiuvato dal duca Cirillo.

Quest'ultimo, giunto nella baia di Karales, prima di attaccare la città mostrò la testa mozzata di Zazo, capo vandalo; questo gesto bastò a far desistere i difensori, che si arresero. Era il 534 e la Sardegna passava di mano ancora una volta, rientrando a far parte dell'impero romano con capitale Costantinopoli e dell'esarcato d'Africa.

In origine si pensava che l'influsso bizantino in Sardegna fosse stato minimo. Studi recenti hanno invece messo in evidenza, attraverso gli strumenti dell'analisi linguistica, la maggiore articolazione e profondità dell'influsso bizantino in Sardegna, allargando la considerazione, in precedenza ristretta soprattutto all'ambito della corte e della chiesa, alla vita quotidiana, alle strutture sociali ed economiche e alla cultura materiale.

Il risultato di tale mutato atteggiamento nella ricerca si è concretizzato nell'identificazione di un più consistente e variegato apporto al lessico sardo da parte del superstrato bizantino, al quale vanno ascritte voci quali il campidanese ĝi̯áni ''morello'' (detto del manto dei cavalli e dei buoi), il logudorese iskontri̯are ''dilombarsi, sfibrare'' (detto del cavallo), ''fiaccarsi, rimbambire'' (detto dell'uomo), il log. kèra óƀiđa, camp. čèra óƀiđa ''propoli'', il verbo annakkare ''cullare'', attestato a Baunei, il log. e camp. lèppa ''coltello a serramanico'', il log. settentrionale elógu ''vaiolo'', e altre ancora.

Aggiornamento

11/5/2023 - 16:44

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