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Regione Sardegna

San leonardo

civiltà nuragica

Categoria

Genere

Titolo

San leonardo

Materia e Tecnica

Descrizione

il retablo presenta negli scomparti centrali, in basso san'Eligio in trono, mentre in alto era forse rappresentata l'Annunciazione, oggi quasi illeggibile. Nello scomparto laterale, a sinistra, in basso, un santo vescovo,mentre in alto forse san Lorenzo, anch'esso oggi quasi illeggibile. Nelloscomparto laterale, a destra, in basso, sant'Antonio da Padova, in alto, san Leonardo. Nella predella le storie di sant'Eligio. Da sinistra: sogni profetici della madre, bottega dell'orafo, prova dinnazi a Clotario, Cristo in pietà, elemosina, consacrazione proveniente da Sanluri, il retablo di sant'Eligio fu realizzato probabilmente per la chiesa di santa Maria di Gesù in Cagliari, dei Minori Osservanti in quanto la presenza di sant'Eligio, patrono dei lavoratori dei metalli, e di sant'Antonio da Padova, indicano una relazione col Gremio dei Fabbroferrai, che avevano una cappella nella suddetta chiesa, e con i francescani (Coroneo, 1990; De Gioannis, 1993). Dopo il restauro del 1983, che ha permesso di eliminare le vecchie ridipinture, ad esempio quelle del sant'Antonio da Padova, che era stato trasformato in sant'Andrea (Concas, 1985),si è potuti giungere ad una lettura più completa di quest'opera, anche sei dubbi continuano a sussistere. Attribuita al "maestro di Sanluri", di cui non conosciamo il nome, autore anche di altri dipinti come l'Annunciazione di Iglesias e due sant'Antonio da Padova in collezioni private, in realtà sembrerebbe opera di tre mani diverse. Il primo pittore, forse il più importante, è autore dei compartimenti centrali e laterali nei quali, nonostante l'utilizzo del fondo oro e di incorniciature tardo-gotiche (Serra, 1980), gli italianismi, quali una buona conoscenza della prospettiva, l'utilizzo di motivi classici dietro i due santi laterali e,soprattutto, nel sant'Eligio in trono, dai festosi paramenti vescovili l'architettura del trono stesso (Aru, 1926-1927; Maltese, 1962), fanno pensare a un maestro completamente a conoscenza della cultura pittorica valenzana del momento, in relazione alla quale è rilevante la presenza a Valenza, nell'ultimo quartodel XV secolo di Paolo di san Leocadio (Serra, 1990), così come della cultura pittorica napoletana della fine del XV secolo fortemente influenzata dalla pittura ferrarese (Pescarmona, 1988), visti gli stretti rapporti trail Regno di Napoli e il Ducato di Ferrara. Il secondo, autore dei polvaroli, nella costruzione dei volumi e nell'utilizzo della luce e del paesaggio retrostante, appare strettamente legato alla pittura umbro-romana fine Quattrocento, inizio Cinquecento, rilevabile in particolare nel san Sebastiano e nel san Giuliano. Il terzo, infine, autore della predella, è invece un pittore di stretta matrice iberica (Serra, 1990; Siddi, 1993), vicino ai modi di Huguet, vedi la "Consacrazione vescovile" e "I devoti alla tombadel santo", anche se, in base alle tipologie figurative, non si può escludere che l'autore sia lo stesso dei compartimenti centrali e laterali

Descrizione Fisica

altezza: cm 446; larghezza: cm 341,8

Data

sec. XVI; start=1505; end=1549

Detentore dei Diritti

proprietà Stato, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali

ID

work_33442

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